Fake news: come riconoscere e combattere la disinformazione

da | Giu 23, 2020 | Digital, Eventi, News, Social

Come riconoscere ed impedire la diffusione in rete delle fake news? Fact checking e servizi on line possono aiutarci a smascherare le notizie false.

“Credi pure agli asini che volano!”. Sarà capitato anche a voi da bambini, di imbattervi in questa espressione del coetaneo saputello di turno. Con il tempo, questi famosi asini hanno preso le sembianze di “bufale” o “fake news”, messe in rete e condivise sui social, senza pensarci troppo, alla velocità di un click. Quello che, però, gli utenti giovani e meno giovani sottovalutano  nella condivisione frenetica di notizie false, è il rischio di influenzare l’opinione pubblica oppure “infettare” e distruggere la reputazione sia di privati sia di aziende, costruita con molta fatica nel tempo. (Argomento di cui abbiamo parlato anche su Rinascita Digitale).

Origine e metamorfosi di una fake news

Le fake news (notizie false), nascono dalla manipolazione di fatti da parte di complottisti o persone affamate di visibilità a scopo di lucro; questi contenuti sono poi condivisi su Facebook, Twitter e Whatsapp, dagli utenti, che non hanno conoscenza diretta degli eventi. Anche se, questa diffusione capillare é stata definita da qualcuno la prima epidemia dei social network, le fake news sono sempre esistite: dalla morte di Napoleone fatto a pezzi dai cosacchi, ai protocolli dei Savi di Sion per diffondere l’odio verso gli ebrei; fino a quelle dei giorni nostri sulla Terra piatta e l’alcol da bere come rimedio al Covid19. 

La task force di Facebook contro le notizie false da Covid19

Proprio la pandemia, è stata il pane per i denti dei complottisti, che hanno cavalcato l’onda dell’emergenza con la creazione di contenuti falsi ad hoc. A questo proposito, Mark Zuckerberg ha avviato una task force per eliminare da Facebook i post falsi sul coronavirus con l’invio, a chiunque li avesse condivisi, di un avviso in bacheca con il link al sito dell’Oms. Un piccolo spiraglio nel mare magnum dei contenuti diffusi sul social, che è ancora molto lontano da un’informazione bufale free, nonostante la nuova sfida presentata al mondo sull’uso dell’Ai, per scovare messaggi di odio sulle bacheche.

Un’innovazione per la caccia alle fake news, arriva anche dalle nostre parti con “TrUE”, la rubrica online creata da Repubblica in collaborazione con il Parlamento europeo, per capire da dove partono le fake news e smentirle, in particolare le bugie di Stato.

Fact-checking per riconoscere le fake news

 “Salvaci Signore dalla cattiva informazione”; a nulla è servita l’invocazione divina di Papa Francesco alla redenzione di chi fa cattiva informazione. A questo punto, dove i miracoli fanno cilecca, non resta che affidarsi ai rimedi terrestri come il fact cheking, fatto di tanta pazienza ed un fiuto da segugio. Che sia un privato o un’azienda, le linee guida da seguire per una buona operazione di verifica di notizie sono:

  • Controllare sui motori di ricerca  se una notizia è  stata stata pubblicata da altre fonti o smentita in siti anti bufale;
  •  Verificare la credibilità delle testate e degli account, perché spesso hanno nomi creati per somigliare a quelle riconosciute dall’Ordine ed ingannare un lettore frettoloso o distratto;
  • Notare se sono presenti nel testo errori grammaticali, le organizzazioni serie difficilmente fanno errori del genere;
  • EVITARE con la peste i messaggi scritti in maiuscolo e le frasi con tantissimi punti esclamativi!!!!;
  • Rifuggire dalle richieste di “condividere, far girare” il messaggio prima che venga eliminato (così  una bufala diventa virale);
  • Leggere e osservare attentamente le immagini che accompagnano la notizia ed assicurarsi che le descrizioni siano coerenti con i fatti riportati;
  • Controllare le date delle notizie;
  • Approfondire le notizie e non fermarsi solo al titolo;
  • Verificare le testimonianze citate all’interno di una notizia;

 

Pagine social autorevoli per smascherare la disinformazione

Al tempo dell’infodemia (bombardamento di informazioni in cui ci si orienta difficilmente),  definita dall’Oms la “malattia che fa più male del coronavirus”; per fortuna, esistono delle pagine e fact checker autorevoli; tra questi ci sono:

  • Pagella politica, un progetto che monitora e le dichiarazioni di esponenti politici per valutarne l’attendibilità attraverso i numeri (che non guasta mai);
  • David Puente, giornalista di Open, al quale segnalare possibili  bufale rintracciate in rete: segnalazioni@davidpuente.it;
  • Paolo Attivissimo, che svolge opera di debuking (chi svela bufale), errori e false notizie;
  • Cicap, pagina che divulga l’informazione scientifica e relative fake news;

Servizi per riconoscere le fake news

Per quanto riguarda i tool ed i  servizi per combattere i contenuti da clickbaiting la scelta si fa più ampia:

  • Fact check explorer, lanciato da Google funziona come un normale motore di ricerca: digitando una parola chiave, un argomento, il nome di un personaggio pubblico o la dichiarazione rilasciata, è possibile ricercare tutti gli articoli di fact-checking collegati;
  • Google immagini, per la ricerca inversa di foto; inserendo un’immagine permette di risalire alla data della foto e in quale contesto é  stata usata;
  • Whatsapp, in presenza di contenuti non affidabili come le catene di Sant’Antonio, li contraddistingue e rallenta i contenuti da inviare fino a  paralizzarli;
  • Facta.news, sempre servizio Whatsapp con il numero +393456022504 che consente di porre il quesito che viene verificato e se la notizia é  falsa viene pubblicata su Facta.news;
  • Google Maps e Wikimapia, per confrontare dettagli urbani e paesaggistici e capire se foto o video sono stati realizzati realmente nel posto in questione;
  • TinEye, per la ricerca e il riconoscimento di un’immagine;
  • Fotoforensics, si può  imparare ad analizzare le modifiche subite da un’immagine e le alterazioni dell’originale;
  • Whois, permette di verificare chi è  il responsabile di un dominio o indirizzo IP;

Vade retro, dunque, fandonie travestire da notizie, che innescano un vero e proprio domino, dove a crollare è la corretta informazione degli utenti. Quello che bisogna sempre tenere a mente è che tool, servizi o pagine, non potranno sostituire una componente imprescindibile: il buon senso di ognuno in rete; utile per la scelta del contenuto di valore da condividere. 

State pensando di costruire la vostra reputazione aziendale a prova di fake news? Scriveteci a lab@reputationlab.it ed insieme studieremo le mosse per procedere a piccoli passi e fare un salto di qualità del vostro personal branding, con un piano di comunicazione studiato ad hoc per voi.

 

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